Ilaria Bonomi
I drammi di Ildebrando Pizzetti: la componente verbale
Questo contributo affronta i libretti, o meglio i testi verbali dei drammi di Pizzetti, da una prospettiva letterario-linguistica. Una prima parte esamina la posizione critico-estetica del compositore sull’opera, sicuramente molto originale nel quadro a lui contemporaneo: i suoi principi fondanti rendono infatti conto delle finalità etico-estetiche del dramma pizzettiano e aiutano a capire meglio i suoi caratteri. La seconda parte consiste in un excursus cronologico sulla sua drammaturgia, sia relativamente ai testi da lui scritti sia relativamente ai testi di altri. Nella terza, infine, ci si concentra su alcuni testi tra i più rilevanti per illustrare i caratteri letterario-linguistici dei drammi di cui Pizzetti è anche librettista (trilogia Dèbora e Jaéle, Lo straniero, Fra Gherardo; Orsèolo, L’oro) e di quelli musicati su testi di altri (Assassinio nella Cattedrale da Eliot, Il calzare d’argento di Bacchelli). Ne emergono coerenza assoluta nei temi e nelle finalità etiche dei drammi, e, nei testi scritti da Pizzetti librettista delle sue opere, uno stile personalissimo, sobrio e solo lievemente anticheggiante: componente essenziale, insieme alla sua musica, di quel rinnovamento del dramma musicale a cui sono dedicate, in un intreccio coeso e coerente di teoria e prassi, le sue riflessioni. Un caso sicuramente personale e significativo di opera profondamente nuova, nel quadro di una crisi del genere nella prima metà del Novecento.
The paper deals with the librettos, or more specifically the verbal texts of Pizzetti’s music dramas, from a literary and linguistic perspective. The first part examines the composer’s critical-aesthetic approach to opera, which was certainly very original in the context of his time: its core principles give an account of the ethical-aesthetic aims of Pizzetti’s drama, allowing a better understanding of its features. The second part provides a chronological excursus of his dramas. The third part focuses on some relevant texts in order to explain the literary-linguistic traits of the dramas for which Pizzetti wrote the librettos too (the trilogy Dèbora e Jaéle, Lo straniero, Fra Gherardo; Orsèolo, L’oro) and those with librettos by other authors (Assassinio nella Cattedrale from Eliot, Il calzare d’argento by Bacchelli). From these analyses emerges an absolute coherence in the topics and the drama’s ethical aims. Furthermore, the librettos written by Pizzetti himself reveal a very personal style, sober and only slightly old fashioned: an essential element, along with his music, in that renewal of the musical drama to which his aesthetic reflections are devoted, in a coherent interweaving between theory and practice. Ultimately, this reveals a personal and significant example of a radically new way to conceive an opera, in the context of a crisis of this musical genre in the first half of the twentieth century.