Ben Earle

Eclecticism and Judgement: Notes on Pizzetti’s Tre sonetti del Petrarca

L’opera di Ildebrando Pizzetti non ha mai suscitato particolare interesse nella musicologia anglosassone. Il contributo più ampio e dettagliato redatto in lingua inglese, contenuto nella tesi di dottorato inedita (1969) di John C. G. Waterhouse, è rimasto finora quasi inaccessibile. Questo articolo propone una sintesi della lettura interpretativa di Waterhouse, e al contempo la critica. Fedele all’ideologia del liberalismo progressista, il musicologo britannico propone una visione molto parziale del percorso compositivo di Pizzetti, che merita invece di essere sottoposto a una più attenta revisione e rivalutazione. Concentrando l’attenzione sulle liriche del compositore italiano, e in particolare sui Tre sonetti del Petrarca (1922), l’autore ipotizza che l’opera di Pizzetti non possa essere pienamente compresa alla luce di una concezione della storia della musica intesa come processo teleologicamente orientato. Al contrario, la musica di Pizzetti merita di essere rivalutata proprio in virtù del suo eclettismo e delle sue aperture stilistiche: qualità da non intendersi in senso dispregiativo ma piuttosto, sulla scia di Theodor W. Adorno, come una critica del concetto di “personalità” artistica ancora oggi dominante nella musicologia anglofona.


The work of Ildebrando Pizzetti has attracted little attention in Anglophone musicology, and the most detailed English-language treatment, that of John C. G. Waterhouse in his unpublished doctoral dissertation (1969), has been largely inaccessible. The present article provides a summary of Waterhouse’s argument, but also a critique. The British critic’s identification with what is analysed here as an ideology of liberal progressivism produces a skewed vision of Pizzetti’s compositional career, of which a re-evaluation is long overdue. With a focus on the composer’s songs, in particular the Tre sonetti del Petrarca of 1922, the present article suggests that Pizzetti’s work as a whole is poorly served by the kind of evaluative framework that judges music by the extent to which it manages to remain abreast of a teleologically conceived historical narrative of progress. Instead, it is proposed, Pizzetti’s music should be considered remarkable for its stylistically eclectic, open quality, something that is understood here not in the usual pejorative sense, instead, following Theodor W. Adorno, in terms of a critique of the liberal conception of artistic “personality” still dominant in English language musicology.