Music, Mimetic Manipulation, and the Politics of Power in Imperial Germany

James Garratt

This article explores the different modes of power operative in the nineteenth century – from “soft power” persuasion through to more coercive forms of disciplinary power and biopower – and how they made use of music. In doing so, it probes the relationship between the mechanisms of power and how music works on minds and bodies, drawing on theories of mimesis to understand music’s efficacy as an agent of political power. Drawing on texts and practices from imperial Germany, it examines the ways in which the regime and its proxies harnessed music to help secure popular assent and to manipulate subjects into conformity. Nietzsche’s critique of Wagnerian mimesis serves as a springboard for exploring broader conceptions of music’s mimetic power, in particular its capacity to function as a “machine of identification” through which individuals are brought into similarity and collective being. The article explores three case studies of mimetic manipulation: music’s contribution to the soft power strategies of the regime of Wilhelm II; how music served the ends of disciplinary power by helping to inculcate a culture of militarism; and music’s role in instrumentalising colonial subjects and reprogramming them in the image of their imperial overlords.

L’articolo esamina le diverse modalità di potere operanti nel diciannovesimo secolo (dal soft power al biopotere, fino ad altre forme più coercitive di potere disciplinare), e il modo in cui si sono servite della musica. L’indagine si concentra sulle relazioni tra meccanismi di potere ed effetti della musica sul corpo e sulla mente, utilizzando la teoria mimetica per mettere in luce la valenza della musica come agente del potere politico. Attraverso l’analisi di testi e pratiche della Germania di epoca imperiale, vengono presi in esame i modi in cui il regime e gli enti ad esso collegati hanno usato la musica come mezzo per ottenere consenso e manipolare le masse. Partendo dalla critica della mimesis wagneriana elaborata da Nietzsche, vengono approfonditi concetti di più ampia portata legati al potere mimetico della musica, come la sua capacità di fungere da “macchina di identificazione” che permette di aggregare gli individui e di veicolare un senso di collettività e di appartenenza. L’articolo si concentra su tre esempi di manipolazione mimetica: la musica come strumento di esercizio di soft power durante il regime di Guglielmo II; il ruolo della musica al servizio del potere disciplinare e come mezzo per diffondere il militarismo; l’impiego della musica per strumentalizzare i soggetti coloniali e uniformarli all’immagine dei sovrani dell’impero.