Reflections of electronic sound: Synergies and interactions in the compositional horizon of Luciano Berio

English: For Luciano Berio, working with electronic technology was never just a matter of pursuing new sonorities or experimenting for its own sake. From the early 1950s and the foundation of the Studio di Fonologia Musicale at the RAI in Milan, he was interested in how the electronic apparatus might be used to transform the processes of sound production. The instruments in the Studio were immediately placed at the service of research concerned with the extension, interaction, and enrichment of instrumental and vocal practice and with various implications for the compositional process. A more strictly theoretical overview followed by a number of case studies shows to what extent Berio’s composing in the electronic Studio, together with both the practical and conceptual experience he derived from manipulating tapes and tape recorders, influenced the instrumental and vocal works he produced away from the Studio. Through analysis of sound structures and compositional procedures occurring in instrumental and vocal works he composed above all during the 1950s and 60s (including Allelujah I and IICircles, and Sincronie), it is pointed out that effects of an electronic way of thinking can be glimpsed or are perfectly evident in some compositional procedures, at the level of form, in how the material is structured, and more generally in the overall concept of time and space.


Italian: Per Luciano Berio l’esperienza elettronica non fu mai limitata alla ricerca di nuove sonorità o a sperimentazioni incentrate sulla novità del mezzo. Fin dagli inizi degli anni Cinquanta, dalla fondazione dello Studio di Fonologia musicale presso la RAI di Milano, il suo interesse si focalizzò subito sulle possibili applicazioni dello strumentario elettronico ai fini della trasformazione interna dei processi sonori. Gli strumenti dello Studio elettronico furono messi fin da subito a disposizione di una ricerca mirata all’estensione, interazione e arricchimento della pratica strumentale-vocale, che ebbe diverse implicazioni anche sul processo compositivo tout court. Nel presente saggio – suddiviso in una prima parte più propriamente teorica e una seconda dedicata all’esemplificazione di casi specifici – si vuole dimostrare fino a che punto la pratica compositiva acquisita nello Studio elettronico e le operazioni pratiche e concettuali messe a fuoco manipolando nastri e magnetofoni abbiano inciso, a diversi livelli, anche sulla produzione strumentale e vocale realizzata lontano dagli ambienti elettronici. Attraverso l’analisi di situazioni sonore e procedure compositive riscontrabili in opere strumentali/vocali composte soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta (tra cui Allelujah I e II, Circles, Sincronie), nel saggio si dimostra come i riflessi di un ‘pensiero elettronico’ possano intrawedersi o riconoscersi palesemente a) su alcune pro-cedure compositive; b) sul piano della forma; c) sulla strutturazione del materiale; d) più genericamente su ima concezione globale del tempo e dello spazio.