L’ "interrogazione metafisica" nel teatro musicale italiano contemporaneo. Due casi studio

Graziella Seminara (Università di Catania)

La musica d’arte italiana di contenuto religioso del XX e dell’inizio del XXI secolo presenta alcune esperienze che si caratterizzano per un approccio “problematico” al tema del sacro. Scopo di questo contributo è quello di indagare le modalità con le quali due compositori appartenenti a una diversa temperie musicale e culturale della storia italiana hanno espresso la loro fede religiosa attraverso la rappresentazione dell’oscurità e dello “scandalo del male”, e le strategie drammaturgiche che hanno messo in atto per portarla sulla scena teatrale.  L’ “interrogazione metafisica” presiede infatti la ricerca drammatico-musicale di Luigi Dallapiccola, dispiegandosi dalla «sacra rappresentazione» di Job (1950) alla quête dell’Ulisse (1968), e si ripropone in una recente opera teatrale di Alessandro Solbiati, Leggenda (2011), ispirata alla “Leggenda del Grande Inquisitore” dal Libro V de I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Dallapiccola costruisce tutte le sue opere su un modello archetipico: una “forma ad arco”, organizzata intorno a un’acme centrale, che determina il movimento dal disordine del mondo e della Storia a una superiore prospettiva religiosa, ricolma di tormentate domande sul senso dell’esistenza. Solbiati mette in scena il “conflitto dialogico” tra Ivan e Aljòša Karamazov (che include la “Leggenda del Grande Inquisitore”), con una stratificazione di livelli drammatici e spazio-temporali che trasmette gli irrisolti dilemmi etici dello scrittore russo. Benché la loro drammaturgia sia profondamente diversa, i due compositori condividono non solo il sofferto confronto con il “silenzio” di Dio, ma anche uno stesso modo di collocarsi nel paesaggio musicale del proprio tempo: con un approccio al tempo stesso libero e rigoroso, fondato su un fecondo rapporto tra ricerca e memoria, tra tradizione e modernità.

Italian music of the twentieth and early twenty-first century presents in some composers a “problematic” approach to the theme of the sacred. The purpose of this paper is to examine the ways in which two composers, belonging to different cultural contexts of Italian history, expressed their religious faith through the representation of darkness and the “scandal of evil” and to investigate the dramaturgical strategies of their musical theatre.  The “metaphysical question” permeates in fact the theatrical works by Luigi Dallapiccola, unfolding from the ‘sacred representation’ of Job (1950) to the quête of Ulisse (1968), and is proposed again in a recent theatrical work by Alessandro Solbiati, Leggenda (2011), inspired by Dostoevsky’s The Karamazov Brothers. Dallapiccola builds all his works on an archetypal model: an “arch form”, organized around a dramatic central focus, which generates a shift from the disorder of the world and History to a metaphysical perspective, full of dramatic questions about the meaning of life. Solbiati stages the ‘dialogical conflict’ between Ivan and Aljòša Karamazov (which includes the “Legend of the Grand Inquisitor”) with a stratification of different dramatic and space-time layers, which conveys the unresolved ethical dilemmas of the Russian writer. Although their dramaturgy is very different, Dallapiccola and Solbiati share not only the theme of “God’s silence” but also the same approach to the musical landscape of their time:  an approach free and rigorous at the same time, based on a fertile relationship between research and memory, between tradition and modernity.