The augmented composing-performer.
Re-actualisation practices through video-art music

Carlo Siega (Anton Bruckner Private University, Linz)

Within the experimental contemporary music field, current approaches embrace transdisciplinary practices that also belong to other performative and visual arts. New technologies extend the performative possibilities of acoustic sounds, translating musical gestures into images. This generates so-called video-art music, in which the world of image augments the sound production of the musical compositions, unifying the aural and visual senses in the same artwork (Rogers 2011). The 20th and 21st centuries have seen some accelerations in this sense. The concert format is questioned and extended, while the bodily presence of the musicians is explored as part of the composition itself, generating new creative solutions. Examples of these approaches can be seen in works by composers such as Nam June Paik and Michael Beil.

How does musicians’ performativity answer to the visual materiality of the sound? Does it affect perception of the performativity itself? The purpose of this exposition is to describe an approach of interpretation practice. Herein, the video-media technologies will serve as a creative tool of the re-actualisation process of pre-existing repertoire. This paper proposes a case study based on a “remaking” operation of Serenata per un satellite by Bruno Maderna, a “graphically-pitched” notated open score. Through a re-actualisation process, we aim to investigate the creative agency which extends the concept of the so-called “music composition” into a performative video installation. Here, the aim is to underline the internal performative patterns of the interpretation processes, where the video-media technologies augment the performers’ physical engagement. The remaking process of a musical artwork opens up new perceptions of the body performativity, in which musical and visual domains are connected and hybridised.

Sulla scena musicale contemporanea di matrice sperimentale, gli approcci esecutivi abbracciano pratiche transdisciplinari che appartengono anche ad altre arti performative e visive. Le nuove tecnologie estendono le possibilità performative dei suoni acustici, traducendo i gesti musicali in immagini. Questa pratica genera la cosiddetta video-art music, dove il mondo dell’immagine estende l’esperienza sonora della composizione musicale facendo interagire i sensi uditivi e visivi nella percezione della medesima opera d’arte (Rogers 2011). I secoli ventesimo e ventunesimo hanno visto alcune accelerazioni in questa direzione. Il format del concerto è stato messo in discussione ed ampliato, mentre la presenza corporea dei musicisti viene esplorata come parte della composizione stessa, generando nuove soluzioni creative. Esempi di questi approcci possono essere rinvenuti in opere di numerosi compositori, da Nam June Paik fino a Michael Beil. Ma come risponde la performatività dei musicisti alla materialità visiva del suono? E in che modo quest’ultima influisce anche sulla percezione della performatività stessa?

Questa relazione intende proporre e descrivere una prassi esecutiva in cui le tecnologie video-multimediali vengono utilizzate come strumento creativo per la ri-attualizzazione di opere di repertorio. In particolare, si propone un caso di studio basato su un’operazione di remaking dell’opera Serenata per un satellite di Bruno Maderna. Attraverso un processo di ri-attualizzazione, si esplora la possibilità di una pratica creativa che possa estendere il concetto di “composizione musicale” a una composizione video-installativa di carattere performativo. Si tratta di un’indagine su modelli performativi interni ai processi interpretativi, dove le tecnologie video-mediali fungono da strumenti di meta-estensione fisica dell’esecutore. Il processo di remaking di un’opera d’arte musicale attraverso la video-art music inaugura nuovi orizzonti nella percezione della performatività del corpo, dove il dominio musicale e quello visivo vengono intrecciati e ibridati.